domenica 29 agosto 2010

La maestra Savoia nei ricordi degli alunni di un  tempo. I ricordi di Laura Botteghi

A Viserba tutti ricordano la scuola di via Donizetti, la palazzina a due piani dove in quattro aule erano ospitati i bambini delle scuole elementari. Le maestre erano quattro: Savoia, Mazzoni di Viserbella, Bianchi e Albertina Montebelli che venivano da Rimini.
Poi c’era la maestra Perdicchi che insegnava in via Mazzini nell’odierna sede del Quartiere.
I ricordi di due scolare del tempo, Marisa e Laura, sono ben chiari.
Laura è della classe 1923 e racconta: con la maestra Savoia ho frequentato le cinque classi elementari, classi miste e numerose. Erano gli anni di povertà, quelli del 1930. La maestra era un’autorità. Quando entravamo in classe sapevamo come comportarci: tacere e “ubbidire come agnelli”.
Era un’insegnante stupenda, paziente e brava. Seguiva molto i bambini e capiva le necessità di tutti. Abbiamo imparato a scrivere riempiendo quaderni di aste, di numeri, di esercizi di bella scrittura. La giornata era piena: al pomeriggio una volta abbiamo recitato in una commedia. Il mio ricordo è riconoscente. Certamente avevamo soggezione di lei, non osavamo ribattere alle sue osservazioni come fanno i ragazzi di oggi. Obbedivamo tacendo.
Se si sbagliava, era facile essere messi dietro alla lavagna o colpiti sulle mani con una bacchetta che la maestra teneva sulla cattedra.
Le mie scuole sono finite con la quinta elementare, ma le conoscenze acquisite non sono inferiori a quelle che i ragazzi di terza media oggi conseguono.
Eravamo sette fratelli, di cui due maschi. Mio padre decise che la formazione scolastica mia e delle mie sorelle era sufficiente. Proseguire gli studi era una prerogativa dei maschi (i miei fratelli sono diventati ragionieri). Talvolta la maestra riteneva che qualche scolara era dotata di buona intelligenza e consigliava  di proseguire gli studi nelle scuole di Rimini, ma si arrendeva davanti al pregiudizio e l’ignoranza di molte famiglie: per le donne lo studio non era necessario e andare a studiare a Rimini significava “diventare delle poco di buono”!
Il destino delle femmine era, perciò, diventare donne di casa. Al massimo si andava a imparare a cucire in quel laboratorio di sarta dove non restava, anche qui, che stare zitte, lavorare e… ubbidire!

articolo a cura di Donata e Maria Cristina, per associazione L’Ippocampo Viserba

giovedì 5 agosto 2010

Viserba. Il sole discreto che non fa rumore. Omaggio a Elio Pagliarani.


Articolo di Maria Cristina Muccioli per Ippocampoviserba




Anche quest’anno Viserba accoglie per le ferie estive il “suo” poeta.
Elio Pagliarani, uno degli ultimi esponenti della Neoavanguardia del Novecento, fondatore del Gruppo 63 e tanto altro ancora, sta infatti trascorrendo le vacanze insieme alla moglie Cetta nella sua casa in riva all’Adriatico.
Non tutti lo riconoscono…
Nella piazza centrale, qualche sera fa, qualcuno gli si è avvicinato quasi timidamente… semplicemente per stringergli la mano. 
Nella sua opera “La ballata di Rudi” Pagliarani ha descritto, con le tinte e i ritmi della sua poesia (“un rapper di neoavanguardia”, lo ha definito un critico) i luoghi e le persone di Viserba, la sua terra. 
Le sue liriche hanno raccontato i cambiamenti suoi e del suo paese (o meglio i suoi paesi-paesaggi) dagli anni ’50 al 2005.  Nei suoi scritti musicalità, tensione lirica e l’intenzione di narrare si condensano in una dimensione epica e drammaturgica.”
Uno dei paesi-paesaggi è proprio la nostra, la sua, la mia Viserba.
Un esempio? La spiaggia e il sole discreto, “che non fa rumore”.
Elio Pagliarani 
La “La ballata di Rudi” (1995)
VI. A spiaggia non ci sono colori
A spiaggia non ci sono colori
la luce quando è intensa uguaglia
la sua assenza
perciò ogni presenza è smemorata e senza trauma
acquista solitudine
La parole hanno la sorte dei colori
disteso
sulla sabbia parla un altro
sulla sabbia supino con le mani
dietro la testa le parole vanno in alto
chi le insegue più
bocconi con le mani sotto il mento
le parole scendono rare
chi le collega più
sembra meglio ascoltare
in due
il tuo corpo e tu
ma il suono senza intervento è magma è mare
non ha senso ascoltare
Il mare è discreto il sole
non fa rumore
il mondo orizzontale
è senza qualità
La sostanza
è sostanza indifferente
precede
la qualità disuguaglianza