sabato 29 gennaio 2011

Su E-Bay spuntano memorie di Viserba

Devo dire che da qualche anno sono diventato un assiduo frequentatore di e-bay soprattutto alla ricerca di materiale cartolinesco dedicato a Viserba e a Viserbella, e molte volte mi è capitato di acquistare materiale a dei buoni prezzi trovando anche alcune “chicche”.
Ma davvero qualche giorno fa ho strabuzzato gli occhi alla vista di questo biglietto della Lotteria del Mare messo all’asta e che, purtroppo, non sono riuscito ad aggiudicarmi. Il biglietto è datato 1948 (come si può leggere dalle scritte sul retro) e praticamente si trattava di una vera e propria Lotteria, con tanto di premi finali abbinata alla Coppa del Mare, una sorta di regata tra battane (le tipiche barche da pesca che si usavano in quegli anni lungo le coste adriatiche).
La Lotteria veniva organizzata dall’allora Comitato Turistico che, in quegli anni, si chiamava Comitato Cittadino per la Ripresa Turistica Locale (C.C.R.T.L.) ed il biglietto costava Lire 100 (che a quei tempi doveva essere anche una cifra non per tutti). Come si legge anche dal retro del biglietto i soldi ricavati da questa lotteria servivano a realizzare opere ed infrastrutture per migliorare i servizi turistici di Viserba. Non ci dimentichiamo che da pochissimo era terminata la Seconda Guerra Mondiale, con tutte le conseguenze che abbiamo imparato a conoscere attraverso le testimonianze di chi ha vissuto in quel periodo, per cui si cercava di tornare ad una normalità che significava anche ritrovare uno spirito imprenditoriale per rilanciare la riviera romagnola e la zona di Rimini in particolare.
In pratica i biglietti venduti venivano abbinati (nella giornata del 14 Agosto) alle battane che partecipavano alla regata che si sarebbe svolta il giorno successivo, Ferragosto. Sicuramente sarà stato uno spettacolo bellissimo vedere tutte le barche gareggiare e, magari, qualche Viserbese in un cassetto conserva qualche ricordo o qualche immagine di questa manifestazione.
Sicuramente rimane il fascino per una scoperta di cui, almeno io, ignoravo completamente l’esistenza e sicuramente ci sarà un bel lavoro di ricerca da portare avanti per cercare di trovare ulteriori dettagli ed altre testimonianze in merito… anzi se qualcuno ha materiale o altre informazioni è invitato a contribuire alla crescita del progetto Ippocampo e alla riscoperta di un patrimonio culturale che, di giorno in giorno, vediamo accrescere sempre con maggiore passione…in attesa che la “rete”, ma non quella da pesca, ci riservi presto nuove scoperte!!!

Paolo Catena
Ippocampoviserba 2011

lunedì 24 gennaio 2011

torna la lapide ricordo

articolo apparso sul giornale locale in data 21-01-11

martedì 11 gennaio 2011

Un pomeriggio d’arte e di amicizia

È sabato 08 Gennaio: pomeriggio freddo, umido e denso di foschia. C’è un velo che ingrigisce l’aria e che all’orizzonte sembra quasi diradarsi. Ma è un clima normale qui, a Viserba, e il paesaggio è consueto, con il mare che si confonde col cielo.
Abbiamo appuntamento presso la chiesa di San Martino in Riparotta (nella zona di Viserba Monte), con un folto gruppo di persone a noi sconosciute, se si fa eccezione per Simona e Andrea, che hanno organizzato una visita a dir poco emozionante: si va a trovare l’artista riminese, Davide Salvadei, da tutti conosciuto come “Eron”, nel suo studio di Sogliano al Rubicone.
Si parte da questa piccola e antica parrocchia del settecento, nell’entroterra viserbese, dove nessuno si aspetterebbe un intervento recente di tal genere: un affresco per la decorazione della volta della navata centrale molto particolare. Alzando gli occhi al cielo possiamo osservare (vedi foto) un vero e proprio “murale” realizzato con la tecnica della spray-art, utilizzando vernice in bombolette spray.
L’autore di quest’opera è proprio Eron, lo stile è proprio lo stesso usato dai moderni graffitari, o writer, che spesso realizzano dei veri e propri capolavori a decoro di cavalcavia, sottopassi o grigi anonimi muri di periferia.
Solo le parole del parroco, Don Danilo, riescono ad avvicinarci meglio alla nascita dell’idea, al suo sviluppo e alla sua concretizzazione finale: da un angolo, sul cornicione della navata centrale, un ragazzo con un paio di ali, ritratto di spalle in maniera molto realistica (il suo volto non è ben distinguibile e potrebbe anche essere femminile), disegna con la sua bomboletta delle colombe stilizzate color oro. Queste portatrici di pace volano verso il centro della volta, dove assumono un’aspetto più realistico nel momento in cui fanno l’ingresso in un magnifico trompe-l’oeil incorniciato che ritrae la volta celeste. C’è una simbologia condivisa dal writer e dal committente: l’idea che le aspirazioni, i sogni e i desideri dell’uomo (rappresentato proprio dalla figura umana) si possono concretizzare e diventare realtà solamente nel momento in cui rientrano nella volontà di Dio. Questa si colloca qui in un cielo, la cui profondità – sottolineata dalle nuvole che si schiariscono e si diradano man mano che si prende quota – indica le difficoltà dell’esistenza umana.
E’ veramente una sorpresa, per chi ha vissuto per molti anni a contatto con la realtà, non riminese, dei writer e dei graffitari, ritrovare proprio all’interno di un luogo religioso l’utilizzo di una tecnica artistica così estremamente moderna e, soprattutto, da molti ancora valutata come semplice gesto di disprezzo o di vandalismo nei confronti di un muro o di un palazzo.
Per dirla con le parole dello stesso Eron sul suo sito internet: “per la prima volta nella storia, la street art, entra nel tempio dove l'Arte supera i tempi nei secoli dei secoli. La chiesa. La ‘consacrazione’ di un'arte che fino ad oggi è stata oggetto di un ‘pregiudizio universale’”.
Lasciamo la chiesa di San Martino. Una carovana di auto si snoda tra le nebbiose colline dell’entroterra romagnolo. Un paesaggio quasi sfocato ci accompagna al tramonto e all’atelier di Davide in quel di Sogliano, e appena ne varchiamo la soglia, ci sembra che proprio quello sfondo nebbioso e sognante, quasi inconsistente, faccia parte dell’immaginario dell’artista.
Non nascondiamo una certa emozione, seppure l’ambiente sia scarno ed essenziale.
Ci colpiscono i muri bianchi, segnati dagli spray e dalle gocce di colore, ci colpisce l’odore acre delle vernici e la musica lounge che pervade la stanza. Ma quello che più ci impressiona sono le numerosissime bombolette accatastate nella sua “zona di creazione”.
Le grandi tele sono disposte in ordine apparentemente casuale, o accatastate in vecchi mobili riadattati e i nostri occhi non smettono di curiosarvi.
Notiamo altre opere più piccole e con soggetti molto diversi e veniamo a sapere che l’atelier è condiviso con Federica Gif, un’altra artista riminese che meriterebbe un approfondimento a parte…
Eron finalmente ha un volto per noi. Accoglie tutti, amici e non, sorride, parla in totale semplicità e schiettezza. È sommerso di domande e noi riusciamo difficilmente a catturare qualche sua descrizione. Capiamo che è un’artista votato decisamente all’arte moderna e che ora predilige le tele ai muri. Gli stessi muri, un tempo, gli sono serviti sicuramente per affinare un’arte che, con ogni probabilità, qui in Italia, Eron è l’unico in grado di sviluppare con una qualità notevole ed un’emozione veramente unica.
Sembra veramente passato tanto tempo quando si passeggiava per il porto canale di Rimini e si potevano ammirare i suoi “pezzi” colorare, ma ancor di più, animare questa zona della città. E allora subito veniva voglia di fotografare, o ancor meglio di schizzare su un taccuino, questi segni, queste figure e questi colori così penetranti.
Le sue opere oggi sono caratterizzate da un fortissimo legame con la realtà che lo circonda: il mare, la natura, gli skylines di questa zona della Romagna… ma ogni sfondo, immaginario o reale che sia, è popolato da figure: persone, il più delle volte, ritratte in atteggiamenti insoliti, gesti quotidiani o pose quasi meditative. Esse spesso interagiscono con figure animali o altri elementi del paesaggio ritratti in maniera quasi fumettistica, riportando alla nostra mente i trascorsi dell’autore come writer.
Il laboratorio vero e proprio dove tutto ciò prende forma è una piccola stanzetta. In fondo a questa c’è la tela in fase di lavorazione. Questa è grigia, con uno skyline tracciato a tratti sicuri ma sempre sfocati, in basso poche linee appena accennate suggeriscono l’increspatura del mare. Ma sì, la riconosciamo quasi a colpo d’occhio,
è Viserba, proprio il paesaggio consueto che a noi abitanti si prospetta sul mare, guardando verso Rimini. Poi scopriamo che è qui che abita Davide.
Un legame che ci fa sentire a lui più vicini. Così ci viene spontaneo parlargli  dell’Ippocampo e delle persone che lo compongono, delle attività e delle aspirazioni,  di Viserba, di quello che nell’immediato offre e che invece potrebbe offrire ai giovani.
Il grande interesse di Davide ci spinge a chiedergli un nuovo incontro. Ci lasciamo dunque con la promessa di rivederci presto per tornare a fare una chiacchierata con Eron, parlando delle sue opere, di Viserba come motivo d’ispirazione e del suo futuro come fucina creativa per nuovi talenti.

Paolo e Loredana
IppocampoViserba 2011


Link al sito di Eron: www.eron.it