mercoledì 1 settembre 2010


La tratta secondo la tradizione dei pescatori riminesi: quattro giorni di rievocazioni con la Pro Loco Ghetto Turco


Anche quest’anno l’associazione Pro Loco Ghetto Turco di Rimini, di concerto con alcuni pescatori esponenti storici della marineria viserbese, organizza la rievocazione delle vecchie tradizioni di pesca riminesi. Saranno quattro le calate di tratta, due sulla costa nord della città, due nella zona sud.
Appuntamento il 4 settembre a Viserba (stabilimenti 37-38) dalle 16; il 5 a Viserbella (bagno 40) alle 16.30; venerdì 10 a Miramare (stabilimenti 139-140); sabato 11 a Marebello (bagni 99-100).
Quest’anno la Pro Loco coinvolgerà anche gruppi delle scuole riminesi, con l’obiettivo di far conoscere a bambini e ragazzi le tradizioni marinare dei loro nonni e bisnonni. Insieme a cittadini e turisti, gli alunni saranno invitati ad assistere dall’arenile alle operazioni di pesca.
Le scuole riminesi potranno inoltre visitare il museo dell’associazione “E’scaion ”, che propone, attraverso l’esposizione di raccolte etnografiche e naturalistiche, di preservare la vitalità della memoria e diffondere la conoscenza della locale cultura marinara. Nell’occasione sarà allestita una rustida secondo la vecchia tradizione dei pescatori riminesi, dimostrazione concreta della qualità dei prodotti dell’Adriatico nell’ambito della rievocazione della tratta.
La Pro Loco Ghetto Turco ringrazia la Capitaneria di Porto per avere autorizzato l’iniziativa di valorizzazione delle tradizioni della gente di mare riminese.





Marzia Mecozzi per ass.IPPOCAMPOVISERBA

1 commento:

  1. “La tratta - scrivono Gianni Quondamatteo e Giuseppe Bellosi nel libro ‘Romagna Civiltà’ (Grafiche Galeati, 1977) - era un’antica forma di pesca che si esercitava nei bassi fondali sabbiosi, lungo le spiagge adriatiche, in primavera, autunno e in parte anche d’estate. Le ore migliori erano quelle dell’alba e della prima mattinata. Il pesce, spesso molto abbondante, variava da stagione a stagione. In primavera si catturavano seppie, cefali, corvine, canaròl (triglie femmine rigonfie d’uova), branzini, ed infine cianchetti, paganelli, pignoletti, gamberi, pesci-ragni, qualche anguilla, rombi e soasi. I mesi estivi vedevano la scomparsa delle seppie, mentre aumentava il pesce turchino, in particolare modo i sardoni. Erano molto apprezzati, e richiesti in pescheria, “i sardun d’la trata”. Le aguglie apparivano in grandi quantità nei mesi autunnali. Per quanto concerne Rimini, i luoghi più pescosi erano nel tratto tra il molo di levante e la zona prospiciente Piazza Tripoli, e in particolare modo “sòta la Palèda”, “t’la bàca dl’Eusa” e “in faza la Cisa nova”. Le ultime tratte più note: quelle di Berto ad Ragnoun (un Conti di Rivabella), Guerino de Dievul (Guerrino Bianchi) della Barafonda, E’ Nir di Viserbella, Bagaròz (Ricci), Albinéin e Gesaroli.”

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