lunedì 7 giugno 2010

Maria Cristina Muccioli per Associazione Ippocampo
Ho trovato on line questo interessante articolo su Viserba. Il “mito” della Sacramora e di san Giuliano viene letto in chiave più realistica di quella che tutti conosciamo: probabilmente dovremo storicamente approfondire, magari con l’aiuto di qualche studioso più referenziato di noi, che siamo semplici appassionati e curiosi.
Nell’articolo c’è lo spunto anche per raccontare un famoso ospite, Enzo Ferrari, che fino al 1963 aveva una villetta a Viserbella (v. foto). Anche questo approfondiremo, promesso!
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Articolo pubblicato sul sito www.perfettaletizia.it

Viserba è una località balneare situata a 5 km a nord di Rimini.
Il nome Viserba deriva da “vis herbae”, che significa “abbondanza, floridezza, forza dell'erba”. Tale etimologia trova il suo riscontro nella situazione territoriale dove Viserba si costituì come nucleo abitato. Era una terra alluvionale prodotta dalle esondazioni del vicino fiume Marecchia, che avevano lasciato zone di strati di argilla organica e torba argillosa, nonché strati sabbiosi. Nel sottosuolo era poi presente un falda acquifera che vicino alla costa addirittura si esprimeva in polle zampillanti di acqua dolce. Dunque terra, sole e acqua erano la situazione ottimale per gli ortaggi.
La bonifica dagli acquitrini formati dalle deviazioni del Marecchia venne affrontata dai romani, che trattarono la zona con il sistema della centuriazione lungo la via Flaminia (220 a. C.). E'  da collocarsi in questo la genesi del nome Visherbae per quell'area.
 

Successivamente, le invasioni barbariche crearono grandi difficoltà per gli insediamenti della centuriazione. A ciò si aggiunse una situazione climatica problematica fra il IV e l'VIII secolo con abbassamento delle temperature e un aumento di piovosità con conseguente innalzamento del greto del Marecchia e quindi nuove esondazioni, che producevano acquitrini. Ci fu poi nel X secolo una rotta del Marecchia che produsse un ramo che sfociava sulla spiaggia di Viserba.
In seguito venne realizzata l'opera di bonifica dei monaci benedettini di San Vitale a Ravenna, che condussero i lavori di bonifica fino a Cattolica.
Viserba, che allora era più a monte, nella forma di un piccolo paese fatto di umili case di agricoltori e pescatori, poté così resistere a tante calamità. Attorno a Viserba i terreni erano incolti, con vegetazione spontanea, con dune sabbiose, ma a Viserba non mancavano gli orti e anche il commercio delle verdure trasportate al mercato riminese con un carro chiamato “veherba”, che vuol dire “trasportatore di erba”.
Nel 1885 si assistette all'inizio di un risveglio dell'area viserbese  e agli inizi del 900 un ingegnere bolognese si fece promotore della valorizzazione del paese vedendovi la possibilità di magnifiche ferie marine. Non c'era la luce elettrica, ma tanto silenzio e tanto mare. Nel 1908 c'erano già un centinaio di villette, e da queste nascerà il termine “villeggianti” a designare chi passava l'estate nelle località marine. Nel 1909 Viserba ebbe una stazione ferroviaria della linea Rimini, Ravenna, Ferrara, Venezia, che era stata costruita a partire dal 1889.
Agli inizi del 1900 gli abitanti di Viserba erano 611, ma nel 1936 erano già 3150.
 
La guerra del 15-18 divampò in breve. La notte del 23-24 maggio 1915 la massa oscura di un dirigibile passò sopra Viserba per raggiungere Rimini al fine di indirizzare l'artiglieria delle navi austriache che si stavano collocando davanti al porto. Un uomo di Viserba vide la massa scura volare sopra di lui e preso un fucile sparò tutte le cartucce che aveva, ma senza risultato. Il giorno dopo Rimini era bombardata dalle cannonate.
Si aggiunse un terremoto nello stesso mese di maggio. Giunsero a Viserba migliaia di profughi dal Veneto alla ricerca di cibo, di una sistemazione. Furono momenti durissimi per tutti, poi la pace e la ripresa del cammino verso la valorizzazione di Viserba come luogo turistico marino. Nel 1926 sorsero due Hotel, tre alberghi, venti pensioni.
Il prolungamento del molo di Rimini e il conseguente influsso sul moto ondoso e un fenomeno di bradisismo cominciarono ad erodere la spiaggia di Viserba così che nel 1935 si cominciò a provvedere alla costruzione di scogliere frangiflutti.
 
L'ultima guerra non toccò in maniera particolare Viserba.
Il fenomeno dell'erosione della spiaggia proseguì con intensità nel 1947-48 così nel 1950 venne completata la scogliera frangiflutti.
I frangiflutti crearono un effetto di intimità della spiaggia col loro senso di protezione. Oltre la scogliera attraverso larghi spazi c'era il mare aperto e le barche vi si avventuravano per la pesca e per il diporto.
Una fonte dava particolare notorietà, quella detta “Sacramora”. Le bottiglie con l'acqua “Sacramora”, con sopra il nome di Viserba arrivarono in tutta Italia, mentre alcuni rubinetti della fonte erano aperti al pubblico. Ora la fonte è stata chiusa per rischio di inquinamenti. Il nome “Sacramora” vuol dire  “sacra sosta”, e risale al rinvenimento delle ossa di san Giuliano martire.  Il ritrovamento è avvolto dalla leggenda, già formulata nel 1152. Le ossa del martire sarebbero giunte a riva dentro un sarcofago di marmo (1,50 m. di altezza e 2,00 di larghezza) che galleggiò, circondato da luce, dal Proconneso (Elaphonesos o Neuris) nel Mar di Marmara, fino alla riva adiacente la fonte. Un fondamento storico esiste. Quello che si può dire è che le spoglie di san Giuliano, originario di Istria e figlio di un senatore greco, vennero trasportate da qualche nave cristiana dal luogo di sepoltura andato in rovina, ripromettendosi di ricavarne un lucro. Le reliquie non furono accettate dalla Chiesa riminese poiché era commercio del sacro e ci fu quindi una sosta delle reliquie (“Sacra sosta”); in tal modo si spiega come le reliquie non poterono essere trasportate nella cattedrale. Sfumata la possibilità del lucro le reliquie trovarono sistemazione in un sarcofago di epoca romana nell'abbazia benedettina dei santi Pietro e Paolo immediatamente fuori delle mura di Rimini; e qui cominciarono i prodigi e i miracoli operati per l'intercessione del martire.
A dare un prestigio a Viserba contribuì anche nel 1950 il commendatore Enzo Ferrari, fondatore della casa automobilistica di Maranello.
 
Il commendatore si era fatto costruire una villetta ad un piano a ridosso della spiaggia. Viserba vide i piloti della Ferrari andare spesso in visita al commendatore. Questo fino al 1963, poiché dopo il commendatore rimase sempre nel triangolo Modena, Maranello, Fiorano.
A Viserba le iniziative sono continuate e così è stata realizzata la famosissima “Italia in miniatura” con oltre 200 modellini dei monumenti più famosi d'Italia, su di un percorso di 720 metri, percorribile in un paio d'ore.
Gente buona quella di Viserba. Gente che si è fatta da sola con sacrificio, sostituendo pian piano le vecchie case adattate all'accoglienza con alberghi, non alberghi grandi, ma piuttosto pensioni con calore familiare. Gente che ha i segni di un'onda di fede che viene da lontano e che è stata rilanciata di generazione in generazione. Questa onda noi abbiamo voluto rafforzare e rilanciare verso il futuro.

Bibliografia
Autori vari: “Viserba... e Viserba”. Editore Luisè, Faenza, 1993.
Parrocchia Santa Maria: “...Brevissimi cenni storici su Viserba”, 2007.
Giulio Cesare Mengozzi: “San Giuliano e Rimini”, 2004.

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