Due brevi aneddoti viserbesi
Dalla memoria di Carlo Alberto Bianchi
Marzia Mecozzi per L’Ippocampo
Di viserbesi del passato, che hanno colpito la fantasia di scrittore di Carlo Alberto Bianchi, ce ne sono un paio dei quali, con magistrale tocco e raffinata attitudine alla penna, ci descrive aspetto, movenze, peculiarità.
Prima di affrontare la storia dell’uomo che ha pettinato le signore più nobili e famose negli anni in cui le ville della prima linea (cioè quelle affacciate direttamente sulla spiaggia) ospitavano le Famiglie più in vista del Bel Paese, ecco due brevi ed inedite storie narrate dalla viva voce del coiffeur di Viserba, alias autore del bel libro autobiografico “Viserba, e un suo paesano che si racconta”.
L’uomo dalla pipa in bocca.
“Era sempre chino sulla riva del mare, impegnato a rammendare le reti… Si chiamava Neri; il nome di battesimo non lo ricordo più… Eravamo soliti vederlo aggirarsi solitario col berretto da marinaio calato sugli occhi e l’inseparabile pipa in bocca. Neri aveva una caratteristica precisa, nota a tutti, anche ai forestieri: era un famelico mangiatore e, cosa stupefacente, era magro come un chiodo. Vederlo mangiare, direttamente dalla pirofila, era uno spasso. Suo figlio Osvaldo aveva ereditato la stessa attitudine al cibo. Si racconta che un giorno, uscendo di casa, sua moglie si fosse raccomandata con entrambi: - Ho messo su i fagioli, all’ora di pranzo, buttate giù la pasta! – A quel tempo le famiglie ricevevano la Carta Annonaria, una tessera che dava diritto alla provvista di alcuni alimenti e beni di prima necessità, come ad esempio il sapone, per tutto il mese. Beh, Neri e suo figlio Osvaldo, quel giorno buttarono giù la pasta, come ordinato dalla donna di casa e, per non rischiare di patire la fame, buttarono in pentola la pasta di tutto il mese!”
Il primo capostazione di Viserba.
“Il Signor Lodi veniva da Bologna e sembra che, quando arrivò a Viserba, la prima cosa che esclamò, guardandosi attorno, sia stata: - Ma dov’è ‘sta Viserba?!- Erano i primi anni del Novecento e il paese attorno alla ferrovia era quasi inesistente. Lodi, che sarebbe stato il capostazione della comunità per tanti anni, si era comprato una casa in via Pedrieri, dove visse con la sua famiglia fino alla fine dei suoi giorni. Suo figlio, pur lavorando fuori, ogni estate tornava per trascorrere qui le sue vacanze, era un giovane appassionato di mare. Un giorno, sul finire degli anni Venti successe la tragedia. L’uomo era uscito in barca con il figlioletto di sette anni. Forse ebbe un malore… Fatto sta che sparì in mare e il piccolo rimase solo sulla barca finché i soccorritori non lo trovarono. Il corpo del padre invece fu rinvenuto solo qualche giorno più tardi. Quel bimbo oggi è un noto avvocato del foro bolognese e la storia me l’ha raccontata di persona.”
Di questi piccoli aneddoti è ricca la memoria di Carlo Alberto Bianchi che, nella sera d’estate, seduto in Piazza Pascoli, ci ha regalato un’ora di parole e immagini che presto andranno ad arricchire la nostra raccolta di storie.
Nessun commento:
Posta un commento