venerdì 2 luglio 2010

Ippocampoviserba in piazza



La memoria in Piazza Pascoli
Di Marzia Mcozzi per L’Ippocampo

La piazza è il luogo dell’incontro, dello scambio, delle chiacchiere, dell’amicizia. E con l’estate eccoci finalmente in piazza.
Lo stand dell’Ippocampo, è stato ampliato e strutturato in vista del ruolo ‘istituzionale’ dell’Associazione nell’ambito del programma per l’estate 2010. Come si può vedere dalle immagini, due straordinare gigantografie dominano la scena. Una, rappresenta la piazza Pascoli com’era… l’altra, è Viserba secondo l’Ippocampo (opera grafica di Loredana Cramarossa). Questa immagine è diventata anche una cartolina, che ripropone le linee scelte dall’Associazione per esprimere l’identità del luogo. Gadget molto apprezzato, sia dai turisti che dai nostri concittadini, viene donata a promozione non soltanto di Viserba, ma del lavoro che stiamo facendo, perché tutti coloro che desiderano far parte documentata della storia di Viserba (e dintorni) sappiano chi siamo e dove trovarci.
Di lato allo stand, c’è un piccolo salotto, pensato per chiunque abbia qualcosa da raccontare.
La serata è vivace, c’è tanto via vai e curiosità attorno al Laboratorio Urbano della  Memoria, fra i tantissimi che si fermano, chiedono e partecipano, si riconoscono i volti noti degli habitué, indigeni e forestieri. Il gruppo dell’Ippocampo, capitanato dal Presidente Pierluigi Sammarini, è al lavoro, ciascuno con il suo ruolo. Maria Cristina Muccioli prende nota, per la sua ricerca, di tutti i soprannomi locali, che presto saranno resi noti e pubblicati su queste pagine.
Io e Nerea Gasperoni raccogliamo storie… Paolo Catena scatta le foto.
Il primo ospite del nostro salotto, è ‘Primo’ di nome e di fatto.
Rocchi Primo (appunto) detto Nino, classe 1922. Dalla storia di Primo, che andrà ad arricchire il nostro patrimonio esclusivo di testimonianze, qui riassumo qualche suggestiva memoria di guerra, dal diario segreto di un autentico partigiano.
“Tornai a Viserba, la mia terra d’origine, dopo gli anni trascorsi a lavorare prima a Milano, poi a Napoli, risalendo insieme al fronte. Già a Napoli ero stato fra i gruppi antifascisti che avevano liberato la città dal dominio nazista ancor prima che gli alleati arrivassero… E quando la guerra parve sul punto di finire intrapresi un turbolento viaggio di ritorno a casa; un po’ a piedi, un po’ con un convoglio che mi portò fino a Roma… ricordo che avevo una gamba ferita piuttosto gravemente. (…) Mi ero fatto le quattro giornate di Napoli, ero avvezzo alla vita sotterranea, che anche qui a Viserba presi a condurre. Stavamo sempre nascosti, non sapevamo neppure il nome degli altri del gruppo, perché se i tedeschi avessero preso qualcuno di noi, non saremmo stati, neanche volendo, in grado di rivelare le identità dei compagni… Stavamo nascosti nella vecchia corderia, dentro un enorme pagliaio dal quale potevamo veder fuori, cosa stesse accadendo…”
E ancora: “Qua a Viserba andavano e venivano anche uomini politici e militari importanti. Diversi Generali avevano qui le loro ville estive. Fra questi c’era il Generale Malavasi, romano, capo di stato maggiore dell’esercito italiano. Aveva firmato con Badoglio la resa dell’Italia. Insieme alla moglie, la Contessa De Laurenti (il padre era un famoso medico), si era rifugiato qua, nella sua villa fra Viserba e Viserbella, all’angolo di via Vincenzo Busignani. I tedeschi lo cercavano, lui si era nascosto nelle cantine della villa, c’erano anche altre otto, dieci persone insieme a loro… gente di qui, del posto. Nessuno ha parlato, tutti hanno mantenuto il segreto, c’era molta solidarietà. Anche i forestieri, che passavano qui l’estate, erano di noi.”
Questo è un piccolo stralcio della storia raccolta nel nostro salotto, nel primo martedì di piazza, terminato all’Angolo del Caffè ospiti dell’amico Gianni, davanti ad una bottiglia di buon vino bianco ‘ghiacciato’ al punto giusto. 

1 commento:

  1. posso confermare che la prima serata pubblica è stata molto bella e ci ha caricato (come se ne avessimo bisogno...). E' stato bello incontrare i viserbesi "da sempre", i viserbesi "di ritorno", quelli "per affetto". E, con tutti, l'appuntamento ai prossimi martedì. cristina

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