mercoledì 16 marzo 2011

LE FOCARINE

                          


Lòma, loma ad Merz
d'ogni spiga faza un bèrc,
un bèrc e una barcheta,
lòma, lòma benedeta.

Per il 19 Marzo ai bambini era affidato il compito di trovare la legna per la focarina di S.Giuseppe. Non era un compito facile, perchè ormai in tutte le case si erano finite le provviste di legna ed anche quelle di legnetti e stecchi.
Con i carrettini prestati dai genitori, i ragazzini andavano di casa in casa a mendicare un pò di canne, di fuscelli, di rametti. Si andava nei campi a raccogliere l'erba secca, gli sterpi, a rubare i rami delle potature. Ci si inoltrava nei boschetti e lungo i fossi a cercare rami. Si andava per marina a raccogliere tutto ciò di combustibile avessero portato le onde.
Giorno dopo giorno il mucchio cresceva.
Senza farsi vedere si facevano spedizioni nelle vie adiacenti per scoprire a quale altezza arrivassero i cumuli dei vicini. Le bambine venivano incoraggiate a raccogliere legna: ' Andate a raggomitolare per San Giuseppe : "vi regalerà bei gomitoli" dicevano maliziosi . Le più timide arossivano e curvavano le spalle, le più ardite si mettevano dritte col seno sporgente per far notare che loro già avevano un pò di gomitoli.  A forza di bastoncini, di stecchi, di foglie,e di radici il mucchio era ormai alto, ma non quanto avevano sperato i bambini.
L'ultimo giorno, intervenivano gli adulti con fascine, legni tarlati, pagliericci mal ridotti, pezzi di asse.  Finalmente la catasta era di grandi dimensioni.
Ma non era finita.  Arrivava il responsabile del fuoco che guastava tutto il mucchio e rifaceva la catasta secondo criteri minuziosi. Quando la sera si perdeva nella notte e comparivano in cielo le prime stelle, i bambini si radunavano attorno al loro mucchio ed aspettavano.
Un poco alla volta arrivavano tutti quelli delle case attorno. Guardando su nel cielo blu si vedevano già eteree nuvole grigie levarsi lontano.
Qualcuno aveva già acceso i falò. Si veniva colti dall'impazienza. Finalmente il responsabile del fuoco accostava un fiammifero al mucchietto preparato nell'interno della catasta e accendeva una piccola fiamma.
Tutti guardavano in silenzio, attendendo. Dal centro della catasta scaturiva una fiammella pallida,vibrante che diveniva più vigorosa, agitandosi come un petalo rossastro, lambendo la paglia. Improvvisamente, con un "vaaamp" sonoro il fuoco prendeva. I bambini  strllavano eccitati, i grandi battevano le mani.


Il fuoco andava potente, crepitava, aggrediva la legna con furia, lambiva i fianchi con vivaci vampe arancioni. Saliva aggressivo fino alla cima della catasta; le lingue di fiamma si univano in un' unica fontana di fuoco che saliva in alto nell'aria scura. Le scintille seguivano crepitanti, danzando, la grigia scia di fumo che saliva su, al viola del cielo.  Attorno la gente si ritraeva, le mani sulle guance infiammate dal calore.
Ora la catasta era tutta d'oro. Brillava più delle stelle in cielo.
Fiamme striate d'arancio e azzurro l'avvolgevano. Si ammmirava la sua bellezza. Era il momento di fare confronti. Si saliva in alto per guardarsi attorno. '"Oh, come è bassa quella della via Roma! ''Quella dei ...è grande quasi come la nostra, ma "l'è tòta spandazeta!"
Il fuoco ardeva . I bambini si rincorrevano intorno eccitati. Prendevano dei fuscelli, li accendevano e li portavano in giro roteandoli. Ormai l'orizzonte era tutto un bagliore rosso che bucava il nero della notte. Il cielo era schiarito da tanti fuochi. A poco a poco, la catasta si sedeva, cioè si abbassava. Non c'erano più fiamme alte, ma braci ardenti in un gran cumulo. Era il momento di mettersi in mostra per i giovanotti.  Prendevano la rincorsa  e...., con un balzo, si sollevavano sull'alto braciere. "Ohoh! " facevano le ragazze ammirando. "Chi salta la fugaraza avrà fortuna tutto l'anno!" Si affermava.
Una ragazza solitamente la più ardita e la più ammirata, veniva presa per mano e saltava sulle fiamme sollevata da due giovani che saltavano con lei.
Gli spettatori battevano le mani. Poi toccava agli altri ragazzi che saltavano alti sul fuoco con la vivacità della gioventù. Il fuoco scemava ed i giovanotti se ne andavano a cercare altri fuochi ed altre ragazze. Toccava allora a bambini ed alle bambine che, ridendo, saltavano leggeri sopra le braci. Infine era la volta dei più piccoli che, presi fra due grandi, venivano sollevati per le braccia e compivano anche loro il volo rituale sul fuoco, strillando eccitati.

Ormai la focarina era diventata un focherello. Lentamente si ritornava a casa. Ultime le vecchine. Andavano a recuperare i loro scaldini e li riempivano ben bene di brace . Tornavano a casa covandosi il bel tepore. L'aria era gelida e sapeva di fumo. Il responsabile del fuoco gettava acqua sulle ultime braci.
A casa si metteva sul davanzale della finestra un lumino ad olio per far luce a San Giuseppe. Nella notte nera occhieggiavano come lucciole fino all'alba.  

" E' fug e sciùplettla
e al lozli al fa lom me fòm "
 
Emanuela Botteghi da  'Un cassetto infondo al cuore ' di Tecla Botteghi
per l'Associazione Ippocampo Viserba

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