venerdì 14 maggio 2010

Incontro con "Marisa" Rinaldi

Maria Luisa (Marisa) Rinaldi è la protagonista della serata di ieri 13 maggio con gli incontri dell’Ippocampo intitolati “La memoria del cuore”.
Ecco uno stralcio dell’intervista.

Figlia di un marinaio, Bruno Rinaldi (classe 1904), Marisa ha ripercorso per noi la storia della sua famiglia, simbolo di una Viserba delle origini, all’epoca delle batane e degli zoccoli, quando la vita del paese attorno alla piazza era fatta di poche, modeste cose, e la sua ricchezza o povertà erano legate più che mai al mare.
Dal mare, dalla pesca, dipendeva anche la famiglia di Bruno che, con Maria che faceva la sarta, si era sposato giovanissimo e, non ancora trentenni, i due avevano già avuto i loro quattro bambini. Negli anni Trenta, la famiglia viveva proprio accanto alla piazza, nella casetta di fronte alla attuale pescheria. “Il babbo, a rate, si era comprato una barchetta, - racconta Marisa - ma presto aveva deciso di smettere di andare per mare e, insieme alla mamma, si era dedicato al commercio del pesce.”
Sfogliando le immagini dell’epoca, Marisa si sofferma sulla piazza, sugli spazi occupati allora dai banchi del mercato che lì si svolgeva, dove la mamma per anni aveva venduto le vongole raccolte,
e prosegue nella sua narrazione. “All’alba, il babbo andava con la sua bicicletta a prendere il pesce, fino a Rimini, caricava quell’enorme cassetta e tornava per l’ora del mercato.”
Quando la loro mamma morì, Rina, sorella di Marisa, prese il suo posto e proseguì il suo lavoro. Franca, la sorella maggiore, nel frattempo si era sposata e aveva avuto il piccolo Mario. Anche lei faceva la sarta e aveva clienti fin nella lontana Milano, così Marisa l’aiutava occupandosi del bimbo.
Pur avendo da anni intrapreso un nuovo tipo di mestiere, Bruno Rinaldi di tanto in tanto tornava a vestire i panni del pescatore, imbarcandosi coi colleghi che, nella notte, salpavano per una nuova battuta di pesca.
Fu così anche la notte del 29 novembre 1957.
Il racconto del naufragio del peschereccio dei Merli con a bordo 4 marinai, è cronaca di quei giorni, ma la voce di sua figlia ancora s’incrina al ricordo di quella notte di tempesta, e poi di quella mattinata di aspettativa e attesa, di funesti presagi e infine di dolore.
È difficile dire cosa accada di preciso, ma qualcosa dentro di noi certo accade, tale da metterci in guardia, da rivelarci che la sorte è in agguato. Quella notte, infatti, Marisa dormì poco e male, attenta alle sfumature nella voce del vento, in attesa del suono lugubre del faro che mandava il suo segnale nella nebbia. Ma non fu soltanto una questione di nebbia, o soltanto di vento, o di mare in tempesta. Quella notte si scatenarono tutte insieme queste forze contrarie della natura e per i quattro marinai non ci fu scampo.
Marisa ancora non lo sapeva, non lo sapeva nessuno, perché certe volte, quando la tempesta li sorprendeva al largo, i marinai esperti sapevano come fare e il babbo lo aveva detto tante volte: “non preoccupatevi se non mi vedete tornare, può capitare che, se siamo più vicini, si faccia scalo nel porto di Cesenatico, non preoccupatevi…”
Così, quella mattina, non vedendolo rientrare, Marisa col piccolo Mario, era andata ad attendere il babbo alla stazione, ma dal treno che proveniva da Cesenatico non era sceso nessuno. La tragedia era già negli occhi e sulle labbra di tutti, ma il primo a darle il vero nome fu Ermanno, il fratello più piccolo di Marisa che disse “il babbo, non lo rivediamo più.”
Bruno Rinaldi non fu più mai più trovato, Merli fu trovato qualche tempo dopo al largo di Pesaro. Le esequie furono celebrate nella Chiesa di San Niccolò, senza bare, con gli onori che vengono riservati ai marinai che perdono la vita in mare.

Marzia Mecozzi per Ass.Ippocampo Viserba


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