Mazapègul folletto dispettoso |
Leggende di Romagna. La Romagna è una terra ricca di credenze popolari e di tradizioni. Ricordo quando mia nonna mi raccontava di un esserino birbo e dispettoso che la notte si aggirava attorno ai casolari di campagna. Il suo nome è Mazapègul, un folletto alto poco più di 40 centimentri, a metà tra un gatto e una scimmietta dal pelo folto e grigio. La tradizione popolare racconta che non indossa vestiti, ma è affezionatissimo al suo cappello rosso, che gli dà il potere di combinare guai... Quando il Mazapègul sceglie una casa, non la lascia più: fa sparire le cose, rovesciare i bicchieri, cadere i panni stesi, volare le carte, costruire ostacoli invisibili in cui fare inciampare la gente, solletica i piedi, dà pizzicotti e intreccia i capelli delle donne e i crini degli animali con la sua saliva! Si racconta anche che di notte si diverte a saltare sulla pancia degli uomini per non farli digerire. Qualcuno racconta che per mandarlo via bisogna gettare il suo cappello rosso in un pozzo: Mazapègul odia l'acqua e senza cappello perde la forza e la furbizia. Qualcuno dice che adora contare e, per distrarlo fino al sorgere del sole, bisogna mettere dei chicchi di grano sul davanzale della finestra...Mazapègul non potrà resistere e invece di far dispetti in casa, si fermerà fuori a contare. Altri ancora dicono che se si riesce a rubargli il cappello, il folletto farà nascere monete e gioielli dal terreno e sarà disposto persino a rivelare il nascondiglio segreto del tesoro introvabile per tutti, pur di riavere il suo prezioso cappuccio rosso. Mazapègul, appartiene alla famiglia dei Mazapegol, folletti della notte, di antichissime origini pagane della tradizione celtica, composta da diverse tribù, i Mazapedar, i Mazapegul, i Mazapigur, i Calcarel, diffuse un po' in tutta la Romagna. Per secoli la religione e la scienza hanno cercato di disperdere queste figure fantasiose...ma la tradizione orale, la voglia di credere alle favole e l'incapacità di spiegare tutti i fenomeni della natura, ha portato fino a noi queste figure antiche e magiche. Sabrina Ottaviani per associazione IPPOCAMPOVISERBA |
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RispondiEliminaanche i miei genitori mi raccontavano storie di folletti che annodavano le criniere di cavalli e anche alla loro "cavala" era successo. (pronti a giurare che era veramente successo),anche se poi mio padre diceva che per vedere i folletti bisognava avere la fame di allora.!
RispondiEliminaNel 1999, quando scrissi il libro "Trama e ordito, mamme che tessono la vita", raccolsi la testimonianza dell'amico Marco Magalotti (il giornalista di "In zir par la Rumagna"). Ricordava quello che gli diceva sua madre quando, al mattino, si svegliava con lo stomaco pesante: "L'è stè e' Mazapégul, da e' biritoci ròs e la bèrba ad leguòl" (cioè: "è stato il Mazzapegolo, dal berrettino rosso e la barba di legolo"). Leguòl sarebbe la matassa della canapa grezza, ancora da filare.
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