sabato 15 maggio 2010

S.Giuliano e la Fonte della Sacramora

S.GIULIANO martire del III° secolo e la Fonte della Sacramora    Chi passi per via Sacramora puo’ancora oggi osservare l’edificio della Fonte omonima. Al centro della costruzione campeggia il bassorilievo di Franco Luzi raffigurante S.Giuliano avvolto dalle serpi e sullo sfondo l’arca marmorea, in cui venne ritrovato il suo corpo, con l’iscrizione A.D. CMLXIII (Anno Domini 963). Ai suoi piedi una scritta in italiano e latino: “Io Giuliano a custodia della fonte di questo sacro luogo dormo al blando sussurro della sua acqua. Chiunque tocchi il marmo benedetto non turbi il mio sonno e sia che egli beva, sia che egli si lavi, abbi fede”. In realtà la presenza di S.Giuliano nella storia riminese è stata nei secoli potente, fedele e discreta, caratterizzata dalla stessa semplicità e decisione eroiche che segnarono il suo martirio. LaFonte della Sacramora sorge sul luogo del ritrovamento del corpo di questo che non è un santo di origine riminese, ma un dono che la stessa Chiesa riminese ha ricevuto a richiamo e conforto di una fede autentica.



IL RITROVAMENTO DELL’ARCA E LA STORIA DEL MARTIRE
In una notte del 963 i riminesi furono attratti sulla spiaggia da un fenomeno eccezionale : il mare era agitato da grandi onde, ma il cielo non spirava neppure un alito di vento. Così ai cittadini accorsi si mostro’ all’orizzonte una visione che aveva dell’incredibile: in mezzo alle onde, circonfusa di luce, un’ arca marmorea avanzava come fosse una nave, e si dirigeva con sicurezza, sospinta dai flutti , verso la spiaggia riminese, che a quel tempo arrivava all’altezza dell’attuale via Sacramora. Tra lo stupore degli astanti, il sarcofago approdo’ non lontano dal monastero benedettino dei SS. Pietro e Paolo, nella località che venne poi denominata Sacramora, ovvero”Sacra Dimora”, a ricordo della miracolosa reliquia che aveva ospitato. Subito la notizia del prodigio si sparse e primo fra tutti accorse il Vescovo Giovanni con il clero e i notabili della città. Egli voleva trasportare l’arca nella cattedrale per darle maggiore onore, ma il sarcofago risulto ‘ inamovibile. Si provo’ anche ad aprirlo per verificarne almeno il contenuto, ma anche in questa iniziativa rimase senza esito. Il sarcofago fu così abbandonato nella località dove era approdato finchè, alcuni anni dopo, il successore dell’abate Lupicino, di nome Giovanni, radunati i suoi monaci e i fedel del monastero, dietro licenza del vescovo, indisse un digiuno per implorare l’aiuto di Dio e tentare la traslazione dell’arca dalla Sacramora alla chiesa del monastero (l’attuale Chiesa di S.Giuliano Martire nel Borgo di Rimini). Questa volta il sarcofago si lascio’ docilmente trasportare, e trainato da due giovenche, e sul luogo dove aveva sostato la preziosa reliquia sgorgo’ una sorgente. Il Vescovo, avvertito dell’avvenuta traslazione , accorse con il clero diocesao alla chiesa del monastero per assistere alla apertura dell’arca da parte del frate Giovanni. Al suo interno venne ritrovato il corpo intatto di San Giuliano circondato dalle reliquie di altri sette martiri sconosciuti e uno scritto che identificava il corpo del martire e ne narrava brevemente la storia. Giuliano era un giovane istriano di diciotto anni, figlio di un senatore romano e madre cristiana, chiamata Asclepiodora. Fu martirizzato  a Flaviade di Cilicia durante la persecuzione di Decio (249-251) la stessa in cui morirono a Roma anche papa Fabiano, papa Sisto e il diacono Lorenzo. Giuliano venne condotto davanti al console Marziano perché sacrificasse agli dèi. Era questa infatti la formalità richiesta per salvarsi la vita. La Passio fu un resoconto dettagliato dell’interrogatorio. Giuliano rifiutava di sacrificare e il console, stupito dalla saggezza delle sue risposte, gli domanda:                               
 “Sei un presbitero o un diacono di questi pazzi cristiani?” 
 “Non ho questa dignità che solo ai buoni e agli eccellenti compete” 
” Che cosa sei sei allora?”
 "io sono cristiano" 
"Di quale dignità" 
"La piu' grande e la massima io sono cristiano "                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               A questo punto Marziano chiamo’ la madre per far desistere il figlio. La madre in tre giorni preparo’, invece, il figlio a sostenere in letizia il martirio. Così Giuliano venne gettato in mare in un sacco pieno di serpenti e sabbia. I cristiani raccolgono il corpo di Giuliano e lo depongono in un arca marmorea posta su uno scoglio a picco sul mare, nell’isola Proconneso, nella Propontide. Molti secoli dopo,durante il regno di Ottone I, in una notte del 957, il sarcofago cade in mare in seguito alla frana del promontorio su cui è posto, e viaggiando sui flutti come fosse una nave, attraversa il Meditteraneo e l’adriatico fino alle spiagge riminesi.




                               

Tratto dal libretto “S.Giuliano martire dalla Sacramora al Borgo” edito da Don Giuliano Renzi in occasione del ritorno alla Sacramora delle S.Spoglie di San Giuliano avvenuto il 18-10- 2009.
Roberto Drudi per ass.IPPOCAMPOVISERBA

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