venerdì 7 maggio 2010


Manuela che legge la favola della Buonanotte…

Presto metteremo in rete la trascrizione dei racconti manoscritti di Tecla Botteghi
Quando, il giovedì sera, a conclusione della nostra riunione settimanale, Manuela ce ne legge alcuni passi, chiamandoli affettuosamente ‘la favola della buonanotte’ penso che, veramente, si tratti di favole. Quei piccoli quadretti, dalla prosa e dall’estetismo dannunziani, così gonfi di colori e di impressioni, di aggettivi infiniti per descrivere le cose nei dettagli, nei risvolti, nelle pieghe, nelle sfumature, sono un tesoro inaspettato. Attraverso quei dettagli e quelle rivelazioni iperrealiste, dove la primavera ha tutte le sfumature del rosa e l’estate dei gialli, splendenti e bruciati, ho scoperto che il passato non è in bianco e nero, non è seppiato, ma vivido nella fantasia e nella memoria di chi sa descriverlo con tanto amore, con la bravura di un artista, a metà via fra il poeta e il pittore.
La descrizione della ‘Chiesa Perduta’, con tutto il curioso e misterioso e intrigante contorno di suggestione infantile… beh, una delle migliori favole della buonanotte mai ascoltate!
Certi bravi scrittori il mondo non li conoscerà mai… perché tengono i loro diari chiusi in fondo ai cassetti, ai bauli, negli armadi della memoria. Questo manoscritto, che racconta per immagini il passato del nostro comprensorio viserbese, fra ricordi, suggestioni, luoghi misteriosi sprofondati nella leggenda popolare, è il simbolo, per eccellenza, del nostro lavoro. La ricerca, il recupero, la salvaguardia, la valorizzazione della memoria.
Grazie Manuela e, soprattutto grazie Tecla per averlo reso pubblico.

Marzia per Associazione Ippocampoviserba

1 commento:

  1. Sono d'accordissimo con Marzia. A me è piaciuto molto il racconto sulle sabbie mobili del Surcioun e attendo con ansia quello sulla Fonte Sacramora. C'è anche da dire che la lettura di Manuela, così dolce e coinvolgente, prende lo stesso ritmo delle parole scritte da Tecla. Lo stesso respiro e lo stesso battito: "sorellanza" anche del cuore. Brave! E, lasciatemelo dire: viva le donne di Viserba!

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